Trama
Viviana è una psicologa che vive a Milano. La sua vita, che scorre aggrovigliata a un passato di bugie e sensi di colpa, sta per essere sconvolta: dapprima l'incontro con Abril, una paziente chiusa e scostante, poi la ricomparsa del padre di sua figlia adolescente, con la quale da anni non riesce più a comunicare. La donna dovrà fare i conti con se stessa, con le sue paure e gli errori commessi. Sarà proprio Abril, però, a sbrogliare definitivamente i nodi del passato, ribaltando le sue prospettive: verrà così alla luce la vicenda di Marta - partita per l'Argentina negli anni del regime militare del generale Videla - che permetterà a Viviana di comprendere se stessa e disperdere la nebbia nella quale, da sempre, si era sentita intrappolata. "Il paese della jacaranda" è un romanzo sapientemente costruito e pone l'accento su temi come l'amore per la pittura, la ricerca della libertà, il riscatto sociale e morale cominciato agli inizi del Novecento, quando Adelaide, la prozia di Marta, lascerà Genova con il grande piroscafo alla volta del Sudamerica.
Recensione
Se qualcuno dovesse chiedermi di dipingere l'Argentina, disegnerei un albero di jacaranda. È robusto, come il paese che lo ospita, e ramifica, come la vita.
Ci tengo ad iniziare questa recensione con il dire che la storia mi è piaciuta e non me l'aspettavo. Nel senso, ho iniziato con delle perplessità che, andando avanti, persisteva ma il finale. Il finale mi ha tolto ogni dubbio. Le ultime trenta pagine (circa) sono state un onda in pieno che colpisce direttamente l'anima.
I miei dubbi fondavano le radici nell'insicurezza mia personale o meglio, nella MIA paura di rimanere delusa giunta al termine della lettura. Non comprendeva fino in fondo il collegamento della trama con il testo, avevo l'impressione che viaggiassero su due vie parallele ed ero incapace di figurarmi un punto di incontro.
Sentivo la mancanza di un albero genealogico o di una descrizione dei personaggi e del come questi siano connessi tra di loro.
Mi confondeva la scelta di usare la terza persona e la prima alternate in modo irregolare. Comprendo ma non condivido.
Ci sono altri piccoli dettagli ma non vi annoio perché sono scelte e non sempre solo dell'autore ma in alcuni casi sono le Case Editrici che dettano uno stile.
Il libro, personalmente, mi ha lasciato con un vuoto su uno dei personaggi che, arrivata alla fine della storia, ci tenevo conoscere. Non perché fosse fondamentale al 100% per il finale de "Il paese della jacaranda" (ma al 70% si haha). In questo caso però confesso che entra in gioca molto la mia personale curiosità.
Bene, penso di avere esposto tutte le mie riflessione, in ultimo ci tengo a ribattere che il libro è straordinario. Breve ma intenso. Mi ha fatto riflettere un sacco e mi ha iniziato a delle ricerche su quanto è accaduto in Argentina negli anni settanta. Complimenti all'autrice.
«È Dio che ci permette di sbagliare, soprattutto quando diventiamo genitori. Sono gli errori più importanti».
Non capii subito il senso di quelle parole.
«È necessario che sappiano che non siamo perfetti, altrimenti la loro vita sarebbe un inganno. [...]»
Voto ☑☑☑, 5/5 (Barbara, non lasciarti ingannare ora da questo voto perché hai talento. Penso solo che l'insicurezza ti abbia giocato un brutto scherzo, non mollare. Io rimango in attesa di altre tue storie, fighting)
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